Niente può prepararvi all’accostamento di colori che troverete a Lanzarote, affascinante e selvaggia isoletta delle Canarie. Per quanto abbiate viaggiato, nulla sarà mai spiazzante quanto un territorio marziano a quattro ore di volo da casa.
All’inizio non è stato facile e neanche troppo gradevole, lo ammetto. Era Ottobre dello scorso anno e ci affacciavamo all’isola dopo il nostro primo anno vissuto in Inghilterra.
Perchè lo preciso? Perchè l’Inghilterra è verde, verdissima, è verde fuori da ogni logica. Lanzarote invece è nera, bianca, lunare, arida, e il comitato di benvenuto è composto da vulcani e cactus. Immaginatevi il contrasto.
Perchè avevo scelto Lanzarote allora? Perchè ero particolarmente intrigata dai resoconti di viaggio di Francesca Es, mi sono fidata delle sue intuizioni. E ho fatto benissimo.
A Lanzarote impari a scoprire quella che è poi una metafora della vita, e cioè che non è tutto solo bianco o solo nero.
Dal nero della cenere vulcanica spuntano viti e cactus verdi dalle forme impossibili.
O semplicemente il nero si tinge di rosso per via dei fenomeni vulcanici.
Dal bianco luminoso delle abitazioni, dopo uno sguardo attento, balza all’occhio che sono quattro i colori che si ripetono a rotazione negli stipiti di ognuna: verde, blu, marrone e nero.
A far da cornice troverete sempre il blu. Che sia per cielo o per mare questo colore è una garanzia, ed è complice nel rendere l’atmosfera piacevolmente surreale.
Ma c’è di più. C’è l’influenza artistica, ecologica, culturale di César Manrique (1919 – 1992), che sosteneva:
«Per me, era il luogo più bello della Terra. E mi resi conto che, se fossero stati capaci di vederlo attraverso i miei occhi, allora l’avrebbero pensata come me.»
Con questa citazione vi lascio, senza dimenticare un paio di link per chi vuole approfondire le curiosità sull’isola.
1) Consiglio la lettura d’un fiato del diario di bordo su Lanzarote di Francesca Es, che ha ispirato il nostro viaggio.
2) Consiglio il blog Viaggi Imperfetti, che non conoscevo ma che ho trovato interessante per la scrupolosa panoramica su César Manrique.