Soundtrack consigliata: Cock Sparrer: England belongs to me
Quando si parla di Inghilterra sono due le cose che più mi fanno sorridere.
La prima è che se dico a uno di fuori che vivo in Gran Bretagna, subito darà per scontato che io viva a Londra. Gli italiani, in particolar modo, non concepiscono che si possa vivere al di fuori della capitale o che possa esistere alcunchè degno di nota oltre i suoi confini.
La seconda è che quella che tutti identificano come Inghilterra e che si può riassumere nella famosa battuta di The Snatch: «tè, nebbia, Big Ben, cibo di merda, tempo peggio, Mary scassapalle Poppins», non è del tutto vera, o è vera solo in parte. Quanto alla nebbia, se hai vissuto trent’anni in Veneto, chiamare nebbia questa banale spolverata di umidità è quasi un insulto.
Personalmente, non solo fino a due anni fa non avevo mai messo piede oltremanica, ma l’idea non mi sfiorava neppure. Anni e anni di sabotaggio da parte di insegnanti, tutor anglosassoni e sedicenti filoinglesi, hanno portato me - e almeno un altro paio di generazioni - a credere che questa sia una terra inospitale, piovosa e popolata da fanatici del tè. Ora penso che le ambigue credenze su questo Paese siano state messe in circolo da quella maggioranza di britannici purosangue che desidera rimanere nella beatitudine del proprio giardino senza interferenze esterne e, a Brexit avvenuta, forse non sbaglio a crederlo.
Ho ancora molto da imparare di questa terra ma quel poco che so ve lo racconterò in questo spazio virtuale una volta al mese.
Per cominciare, e per farvi prendere confidenza con la mia quotidianità, ho stilato un decalogo dei concetti che per me rappresentano l’inglesitudine.
1. Meteo
L’Inghilterra non è grigia, è verde, e ogni stagione è un inno ai colori. Certo la pioggia non manca, il fango nemmeno. D’inverno comincia a far buio alle tre del pomeriggio e d’estate il sole sorge alle quattro del mattino e tramonta la sera tardi. Non ve lo nego: come ha detto una mia cara amica «in Inghilterra l’equilibrio ce lo devi avere dentro».
2. Pub
Ci sono i pub e ci sono i contry pub. I primi sono una piacevole mescolanza tra circolo ricreativo e trattoria, i secondi sono come i primi ma in campagna.
I country pub sono quanto di più vicino ci sia alla mia idea di calore umano, e di quanto più lontano dai canoni di igiene per le aziende sanitarie italiane. Con quei cozy caminetti e quelle moquette preistoriche rappresentano la perfetta convivenza tra sacro e profano, tra la magia bucolica e la dimenticanza di dio. Un trionfo di effluvi d’altri tempi, da quelli di casa della nonna a quelli dei tempi del colera. Non ve lo nego: amo questi luoghi, profondamente.
3. Cani
Se mi chiedete cosa desidero rinascere nella prossima vita vi rispondo senza alcun dubbio: cane in Gran Bretagna. I cani sono dei figli a quattro zampe. Tutti ne hanno almeno uno, o perlomeno tutti quelli che possono permetterselo. Si rende qui necessaria una prima distinzione: se hai un cane vuol dire che possiedi una casa di proprietà, se vivi in una casa in affitto difficilmente sarà permesso vivere con animali domestici. Il cane dunque, per una grossa fetta della popolazione, è uno status symbol, è l’asticella con cui gli altri misurano il peso del tuo portafoglio. Non ve lo nego: non abbiamo un cane.
4. Bambini
Sono quasi sempre tre per famiglia, salvo in casi eccezionali in cui sono quattro, o cinque. Tre è il numero perfetto, salta subito all’occhio ai forestieri e viene normale, con un pò di confidenza, chiedere come mai sia una nazione così prolifica. La risposta non tarda ad arrivare ed è un puntuale «abbiamo sempre fatto così». Non ve lo nego: benchè numerosissimi, sono molto simpatici.
5. Public footpath
La passeggiata è un bene comune, in tutti i sensi. Dovunque vogliate andare potete farlo attraverso un’estesa rete di sentieri pubblici, molti dei quali passano attraverso proprietà private. Volete andare a piedi da Brighton a Inverness? Quasi certamente si può fare. Noi, ad esempio, abbiamo percorso la Scozia per 160 km in otto giorni, da Glasgow a Fort William, attraverso sentieri di questo tipo. Non ve lo nego: i public footpath migliori sono quelli che collegano un contry pub all’altro. O, nel caso della Scozia, una distilleria all’altra.
6. Polite
Educato, cortese e ligio alle buone maniere. Polite /pəˈlʌɪt/ è il termine che meglio rappresenta l’inglesitudine. Sempre col sorriso appeso alle labbra, sempre a chiedere come va, sempre pacati e a modo (tranne che allo stadio). Non ve lo nego: che siano di facciata o meno, fa bene al cuore ricevere sorrisi in continuazione.
7. Cibo
Che nel Regno Unito si mangi da cani mi sembra quasi scontato se considerate che, come detto nel punto numero (3), i cani sono trattati meglio dei cristiani. Ebbene sono pronta a difendere a spada tratta il mio amore per il cibo locale, che trovo particolarmente variegato e appetitoso. Non ve lo nego: sono ingrassata di otto chili in due anni.
8. Birra e dintorni
Io la definirei passione smodata per la bibita, il personale ospedaliero lo definisce alcolismo. Ma sono punti di vista. Perchè lo sappiate, a queste latitudini nessuno alle cinque del pomeriggio corre a casa per bere del tè, ma molti corrono al pub a pinteggiare come diavoli. Alcolismo piaga sociale? Sì, e ve lo conferma una che lavora in un birrificio. Non ve lo nego: il vino rosè (ahinoi!) è uno degli alcolici più consumati.
9. Londra
C’è l’Inghilterra, e c’è Londra. E di certo Londra non è l’Inghilterra. È un meraviglioso melting pot di culture, un poutpourri di stili, cucine, tendenze, è il posto più bello in cui passare il weekend. Per quanto fascinosa e in fermento, la sua parte migliore per me rimane quella vista dai finestrini del treno che mi riporta alla quiete della provincia. Non ve lo nego: Londra è strepitosa, ma non ci vivrei.
10. Cornovaglia
C’è l’Inghilterra, e c’è la Cornovaglia. Cornovaglia è la parte più occidentale, luminosa, balneare e costosissima dell’isola, ed è lontana da qualunque cosa, anche dal Devon. Quando uno delle Midlands dice «devo andare in Cornovaglia» lo afferma con il tono di chi sta per varcare le frontiere tra due mondi. Non ve lo nego: la Cornovaglia è il posto migliore per i pensionati, i sociopatici e i ricchi. E per i ricchi pensionati sociopatici.
Concludo con una doverosa postilla. La sezione Notizie da un’isoletta non ha pretese di universalità. Quelli che troverete in queste pagine sono e saranno sempre i miei personali punti di vista, basati sulle mie esperienze di vita in un piccolo paese del Leicestershire. Non mancherà mai del sano sarcasmo e una spruzzatina di ironia, e a volte scivolerò anche sul tenero.
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Martina