Soundtrack consigliata: Ludwig Van Beethoven - Inno alla gioia
Quattro anni fa, a quest’ora circa, io e Alexis facevamo una cosuccia piuttosto grandiosa. Ci sposavamo.
Non davanti a un prete, ma davanti alla nostra migliore amica Giulia e a un centinaio di persone speciali.
Non con la marcia nuziale, ma con l’Inno alla gioia di Beethoven.
Non al ristorante, ma al nostro tanto caro birrificio Crak.
Non secondo convenzioni, ma a modo Sarkell.
Non con i nostri nomi incisi sulle fedi, ma con un messaggio chiaro e forte:
«Who dares wins» - chi osa vince.




Ed è da messaggi come questi che iniziano certe rivoluzioni: lasciare il lavoro per studiare, lasciare un impiego sicuro per vivere in libertà l’incognita delle proprie passioni. Lasciare alcuni amici per trovarne altri. Limare le distanze, di chi rimane, con l’affetto. Ricostruirsi, in quello strano limbo tra i 35 e i 40 anni, in cui non sei più tanto giovane per permetterti certe sciocchezze ma neppure tanto vecchio da permetterti di diventare un fossile, fatto della stessa sostanza dei rimpianti.
Reinventarsi a suon di scommesse con la vita. Scommesse azzardate tra l’eco disperato di chi ti vorrebbe al tuo posto con le dovute certezze - più loro che tue - e la voce che ti sussurra che i sogni non muoiono con l’età e che puoi ancora andare lontano. A volte alla deriva, a volte al proprio centro. A volte in Inghilterra.
Uno dei migliori biglietti ricevuti al matrimonio diceva:
Che questo giorno possa unirvi come la birra ha fatto in questi anni.
- A.S.
Non avrei saputo dirlo con altrettanta poesia. La birra è sempre qua ad unirci, a Braybrooke, e noi siamo sempre quelli di quattro anni fa. Forse con qualche ruga in più, quelle rughe da tanto sorridere, per capirci.
Quel 19 gennaio 2019 abbiamo scelto di non avere un fotografo ufficiale ed è grazie a questa scelta che oggi possiamo vantare un album digitale di decine di foto fuori fuoco, sovraesposte, sottoesposte, lontane dai canoni estetici dei classici sposalizi.







Queste foto ci ricordano che:
«Le coppie si rivelano nei supermercati, mica nelle cene di anniversario.» *
In questo quarto anniversario ci penso, a che tipo di coppia siamo noi, ed è molto probabile che non siamo tanto diversi dai Toscano del libro di Yasmina Reza**:
«Lei compra tavolette di cioccolato al latte, lui le rimette sullo scaffale e lei le riprende. Diventano nervosi. Volano i «me ne vado», quelli che però non significano che te ne vai davvero.
Presto arriva il «come ti permetti». Ci si odia un quarto d’ora, poi passa.»
Sta tutto in quel “poi passa”, mi dico. Sta in quei difetti genuini che di solito i fotografi di matrimoni cestinano senza esitare ma che invece rappresentano il 99% della nostra vera essenza. Quel collante che lega due perfette imperfezioni.
E allora, come ha detto Jorge Luis Borge prima, e Yasmina Reza poi: felici i felici.
«Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò»
- Cesare Pavese
A chi ci ha indicato la rotta.
A chi ha remato con noi.
A chi ci aspetta all’orizzonte.