Ciao, stai per leggere il nuovo post dei Quadernetti per la rubrica Cartabianca.
La prima cosa che vedi quando arrivi in Messico sono le nuvole. La seconda è la morte. A voler vedere bene, la morte è ovunque: sui manifesti di persone uccise nel nome di qualche ideale; nelle prime pagine dei quotidiani, con le foto dei corpi uccisi nel nome del narcotraffico; nella gentrificazione che ha matato i pueblitos ma che ha dato lavoro a molti, trasformando storia e cultura in un circo per turisti. A volte puoi trovare la morte a bordo strada, e quella visione può fermentarti dentro, restituendo racconti come quello che state per leggere.
Sarà stata la profondità dello sguardo, maturato a colpi di avventure inenarrabili e disavventure epiche nelle strade centroamericane; sarà stata la disillusione nel constatare, al mio ultimo ritorno dopo meno di dieci anni, che tutto era come l’avevo lasciato, nel bene e nel male. Sarà stato che i precedenti racconti, scritti tra Messico e Guatemala, viravano al romanticismo in maniera quasi eccessiva. Insomma, saranno state tutte queste cose assieme o nessuna di esse, ma alla fine ci ho scritto sopra un pezzo: Posada Mirador. In molte/i ricorderanno la sua prima versione, pubblicata col nome di Mirador, elogio all'amicizia e al Guatemala. Quelle righe si sono irrobustite, e dopo l’ultima spedizione messicana nel 2022 sono diventate altro. Ho condito il tutto con un pizzico di morte, perché sembra proprio che di morire non si possa fare a meno.
Posada Mirador è anche un viaggio introspettivo, un gioco di specchi che porta con sé due interrogativi: che tipo di turista sono? E che tipo di turista vorrei essere? Mi sono sempre ritenuta una viaggiatrice, ma forse dovrei arrendermi all'idea di essere, semplicemente, una privilegiata, una di quelle persone che prima o poi se ne torna a casa propria, camminando "con le mie birchennstocc ai piedi", avvolta negli agi e nelle comodità della parte del mondo in cui sono nata; quella in cui, ad esempio, comprare abiti second hand non è una necessità, ma una scelta tra le tante possibili.
Grazie alla meravigliosa crew di Spaghetti Writers, per aver deciso di ospitarlo in casa loro, e al caro Giulio Iovine per averlo fatto brillare. Un GRAZIE in caps lock a quei corsari del gruppo made in Itaca Colonia Creativa, che di questo e altri racconti si sono fatti lettori, editor, consiglieri e inquisitori. Lunga vita ai Sanculotti!






Per chi volesse farsi un tuffo nei vecchi dispacci messicani:
Due cose carine prima di salutarci
Prima cosa.
Ricordate il mio racconto Veneto mona mour, pubblicato a giugno per la rivista letteraria Topsy Kretts? Bene, vi farà piacere sapere che sono a lavoro per scrivere il sequel, che uscirà in versione cartacea - intitolata Sei in un paese meraviglioso - nelle migliori librerie indipendenti (e nello shop di Topsy) ad aprile 2025. Per realizzarlo è stato creato un crowdfunding per coprire le spese di stampa; la donazione è libera e da essa non dipende la fattibilità del progetto. Tutte le sostenitrici e i sostenitori verranno menzionati all’interno della rivista.
Le autrici e gli autori e presenti all’interno di questo numero saranno: Gian Marco Griffi, Deborah D'Addetta, Annina Vallarino, Mohamed Maalel, Sabrina Efionayi, Ray Banhoff, Nicole Trevisan, Stefano Bonazzi, Maddalena Crepet e Martina Draft.
Seconda cosa.
A breve uscirà un’antologia di racconti di sei scrittrici e scrittori esordienti di Itaca Colonia Creativa, con la curatela di Francesco Spiedo e Leonardo Ducros e il design della sottoscritta. Tenete gli occhi aperti, ne leggerete delle belle!
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